Descrizione
“Ciò che appare una fortuna a volte non lo è e ciò che sembra una iattura può talvolta tramutarsi nella più grande delle benedizioni”. Una delle tante perle di saggezza che il padre dell’autore ha dispensato al figlio nel corso degli anni. Perle che Stefano ha in qualche modo fatto sue, a suo modo. Perle che hanno aiutato Stefano a trasformarsi da un piccolo, mingherlino ed imberbe adolescente, all’uomo che è diventato oggi. Un Messer Rospo, divenuto Principe. Senza cavallo, senza castello, ma con una grande nobiltà d’animo. Attraverso questa autobiografia, l’autore ci fa fare un tuffo nel passato. Un passato comune a tanti di noi. Chi non ha vissuto la prima delusione conseguente alla prima cotta? Le prime dispute con gli amici, le prime frustrazioni in ambito sportivo? L’essere accettati nel “gruppo”? E chi non annuirà leggendo del rapporto amore/odio con i propri genitori? E chi non sorriderà al pensiero dell’incubo minestrone? Aspetti di vita quotidiana messi nero su bianco, con ironia mista a comicità, a tratti quasi tragica. A volte malinconica, altre amara, ma sempre e comunque con la leggerezza di chi è riuscito a fare di tutto ciò un’autoanalisi. Tratti di vita e situazioni accadute a chiunque. Scritte con un linguaggio quasi arcaico e con termini che forse qualcuno potrà trovare obsoleti, ma che altro non sono invece, se non aspetti/elementi/tratti della nostra lingua italiana sempre più bistrattata. Un libro che ci accompagna lungo la difficile ed impervia strada che tutti percorriamo dal momento in cui iniziamo a camminare sulle nostre gambe e che ci porterà, con il suo carico di cose più o meno belle, ad essere gli adulti che diveniamo.
Giampiero Lizzi –
Una biografia diversa e originale, in qualche punto un po’ ripetitiva, almeno nei toni. Ma gradevole, scorre e ci si ritrova facilmente. Da leggersi.
Elisabetta –
Un libro ben scritto, un linguaggio forbito e inusuale che evidenzia la povertà d’espressione della cultura dominante. Espedienti lessicali, citazioni letterarie, leit-motiv, figure retoriche e chi più ne ha più ne metta, rendono la lettura del tomo un’esperienza ad alto tasso di gradevolezza senza sconfinare nel divertissement dell’esercizio di stile; avvenimento del resto improbabile essendo il limite un concetto ben chiaro allo scrittore. L’autore ci ri-porta ad attraversare il pluriaccidentato (per tutti!) terreno dei drammi, traumi, successi, sconfitte, euforie, e turbamenti infantil-adolescenziali; in quello che per lui (e per molti, ma non per tutti!) è un cammino di ricerca oltre i propri limiti (stavolta sì!) teso ad illuminare la linea d’ombra che lo separa da un sé stesso con cui poter dialogare.
Roberto Gordini –
Caro Stefano,
io sono uno che ha letto il tuo libro, nessuno per darne un giudizio, uno tra i centomila che ti auguro di lettori.
Ma qualcosa devo dirla, è un imperativo categorico!
Devo perchè fui figlio e sono padre e le tue parole mi hanno colpito due volte.
Non è stato facile camminare su un percorso di memoria comune, pur differente nei luoghi ma così ferocemente adolescenziale e preadolescenziale!
Io sono classe 60, per intenderci i Beatles e l’allunaggio, Brigate Rosse e Concilio Vaticano II, ma il tuo racconto (recte: autobiografia) ha un respiro universale e coglie difficoltà, illusioni, speranze di quel delicato periodo tra i 10 e i 16 anni, dove il corpo muta e la mente tace, aggrovigliata in un zibaldone di pensieri che fa sembrare tutto a portata di mano salvo imparare a proprie spese il concetto di dimensioni e di proiezioni e come tutto sia in realtà lontano. Molto, troppo.
Libro di lettura rapido e coinvolgente, pugno allo stomaco per chi è padre, indicazioni d’uso per chi è figlio, se non l’avesse già usata Saint-Exupery era idonea la dedica a non scordarsi di essere stati bambini.
Bravo.
Senza altri orpelli o violini.
Bravo.
E attendo il seguito, ove si portino in piazza i turbamenti del giovane Stefano o comunque una lunga fotografia di quella età in cui, diceva il vate di Pavana, si è stupidi per davvero.
Tommaso Gabbani, filosofo scrittore –
“Da Rospo a Principe” un romanzo ironico scritto in forma di diario da Stefano Borzumato dove si racconta gli anni dell’infanzia fino all’adolescenza di un bambino che tra carambolesche situazioni di vita quotidiana, cerca di sopravvivere mettendosi in luce agli occhi del padre e successivamente da adolescente, agli occhi dei compagni di scuola. Un libro ironico e allo stesso tempo esistenziale, che ricorda il “Giamburrasca” profondo di ognuno di noi. Scritto con un linguaggio ricercato e attento, che in maniera leggera, sottolinea le forti emozioni che ogni piccolo uomo deve affrontare per trovare i suoi spazi all’interno, prima della famiglia, e poi nella società. Una storia comune come tante altre, ma che nasconde in sé il fascino dello stravagante nella normalità, e questo grazie alla penna di Stefano, che sa raccontare le emozioni del protagonista facendole brillare come specchi al sole. Un diario che riporta tutti a pensare alla propria infanzia e che si legge con piacere e con il sorriso perché è un invito ai ricordi più teneri che tutti abbiamo dentro di noi.