Descrizione
Gianni Martini ha superato i quarant’anni ed è un “precario esistenziale” ovvero una persona che non riesce a vivere inseguendo certezze lavorative e sentimentali. Una mattinata pisana afosa del soffocante luglio 2003, il giorno dopo aver perso l’ultimo lavoro come docente di lettere presso un liceo privato, bussa alla sua porta la mamma di una sua vecchia alunna che chiede il suo aiuto per ritrovare la figlia scomparsa. Il nostro eroe accetta anche per il gusto di ricoprire il ruolo d’investigatore privato che mancava alla sua collezione e si ritroverà immerso in una vicenda gialla condita da sparizioni, fughe, bugie e ambiguità condotta in maniera disincantata e personale.
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Così scrive Marco Monaco a proposito di Un Investigatore a sorpresa
Non sono un esperto di libri gialli ma questo l’ ho letto volentieri, forse perché conosco l’ autore e l’editrice o forse perché il vero giallo alla fine è quello della copertina, fatto sta che quando ho deciso di leggere la prima pagina l’ ho letteralmente divorato.
Come scritto in precedenza non sono un appassionato del genere e quindi il giudizio tecnico lo lascio a chi è più esperto di me, di sicuro posso sostenere che c’ è un movente, un morto, molti depistaggi e che sino all’ultima pagina non si capisce come va a finire.
Sul lato strettamente morale, perché ogni opera racchiude sempre una morale posso tranquillamente dire che c’ è e mi trova perfettamente d’ accordo, tanto da ritrovarmi nel protagonista, un uomo che attraverso i suoi perché ed il caso si ritrova catapultato in un intreccio di fatti al limite del grottesco.
Un ultimo inciso, leggere un libro che descrive luoghi veramente vissuti non ha prezzo perché i pensieri dell’autore si intrecciano con quelli del lettore in un gioco dove la fantasia e la realtà divengono un tutto unico ovvero storia nella storia.
Bravo Guido, un’ opera letteraria che arricchisce sperando che l’eroe per caso, il “dilettante” prof. Martini venga coinvolto in una nuova avventura, magari sconfinando nella vicina Livorno, perché noi pisani si sa che senza i livornesi non saremmo così.